Selvicoltura

Nelle scienze forestali la selvicoltura (o silvicoltura) è la disciplina che studia l'impianto, la coltivazione e l'utilizzazione dei boschi, cioè tutti gli interventi che vanno dai tagli di rinnovazione ai tagli intercalari, i quali permettono la coltivazione del bosco, garantendo la sua rinnovabilità.

Il prelievo legnoso che se ne ricava viene valutato in termini di sostenibilità, ovvero uno sfruttamento equilibrato di una risorsa, che viene mantenuta rinnovabile.

 

Il bosco

E’ un ecosistema formato da alberi ad alto fusto, arbusti ed erbe e dagli animali che vivono al suo intermo, che svolge un delicatissimo ruolo nella difesa del territorio.

Esso:

·        produce ossigeno, consumando CO2, attraverso la funzione clorofilliana;

·        difende il suolo dal degrado e dall’erosione causata dall’acqua;

·        evita la formazione di frane e smottamenti;

·        trattiene e rallenta con le foglie e le radici, l’acqua piovana.

 

 

Governo del bosco

 

Per “governo del bosco”, si intende una serie di interventi che vengono svolti al fine di regolarne lo sviluppo.

Le piante possono riprodursi per seme o per “via vegetativa”. Vi sono piante che  si riproducono in entrambi i modi (come le latifoglie: querce, faggi, ontani, castagni, aceri, ecc.) e piante che si riproducono solo per seme (conifere: abeti, pini, larici, ecc.).

Di conseguenza il governo può essere svolto in due modi:

  • governo a ceduo: tagli periodici del bosco (turnover). Dalle ceppaie che restano, si sviluppano polloni che nel giro di pochi anni ricostituiscono la vegetazione arborea. Garantiscono un reddito e un ottimo stato di salute del patrimonio boschivo.
  • governo a fustaia: le piante vengono piantumate sul fondo nello stesso anno, perciò sono tutte coetanee e lasciate crescere fino al loro massimo sviluppo, poi vengono tagliate e successivamente reimpiantate. L’abbattimento è eseguito secondo uno schema rigido di rotazione delle superfici.